Febbraio è il mese in cui si festeggia San Valentino, la festa degli innamorati, ed è proprio per questo che oggi voglio parlarvi della danza con il candelabro.
La danza con il candelabro, Shamadan in arabo, ormai fa parte del repertorio più classico della danza orientale, anche se le sue origini sono incerte. Inizialmente, l’uso dello Shamadan, era dovuto al fatto che, anticamente, c’era una scarsa diffusione dell’elettricità e per questo, le danzatrici iniziarono a sostenere sulla testa i candelabri dando così l’opportunità di illuminare la propria danza anche laddove all’interno di tende o stanze c’era una scarsa illuminazione. Nel 20° secolo però, questa danza, eseguita su passi a terra, su ritmi lenti, ma anche vivaci con l’accompagnamento dei cimbali, viene legata al culto del matrimonio egiziano, in cui la danzatrice con il candelabro e candele accese, protegge ed illumina il cammino degli sposi accompagnandoli per l’intero percorso nuziale che gli sposi compiono in strade e vicoli dei quartieri, fino al luogo dei festeggiamenti.Le prime interpreti di questa danza, furono Zouba el Klaubattiyya e Shafia al Koptia, le quali utilizzarono lanterne ad olio e candelabri di uso comune, sostituiti successivamente da candelabri specifici per la danza dotati di un elmetto regolabile per favorire una maggiore aderenza al capo della ballerina.La modernizzazione, ha spostato la processione nuziale dalla strada agli hotel, ma non ha minimamente modificato il ruolo simbolico della luce delle candele come buon augurio e protezione. Ai giorni nostri, la cerimonio inizia nella hall dell’albergo dove la danzatrice, con il suo candelabro acceso e la propria danza, conduce gli invitati e gli sposi stessi, nel salone dove si svolgerà il ricevimento.
Spero vi tocchi il cuore la storia di questa particolare danza, come ha colpito me quando l’ho conosciuta, così da proporla come regalo per dei futuri sposi. 🙂
Shara Profenna
Scrivi