Energica, passionale, precisa, empatica e creativa. Questi sono alcuni degli aggettivi che possono descrivere il profilo di Angela Esposito, insegnante di danze tradizionali del sud Italia presso l’Accademia Iris di Portici diretta da Valeria Schiano. L’intervista di oggi ci farà conoscere meglio la nostra maestra, la sua collaborazione con l’accademia e la sua visione della danza. Quello con l’accademia è un sodalizio giovane ma intenso che ha portato negli anni tanto entusiasmo nelle sue allieve nell’approfondire la conoscenza delle danze e delle radici culturali a cui esse ci legano. Grazie al talento di Angela Esposito, il corso di danze tradizionali del sud Italia si pone come un percorso per conoscere le proprie origini e se stessi attraverso la danza, ma diventa anche l’opportunità di creare legami e collezionare insieme al gruppo esperienze emozionanti e sempre più appassionanti.
Scopriamo il mondo dell’insegnamento e della danza attraverso le sue stesse parole.
Buon pomeriggio Angela
Descrivi come è nata la tua passione per le danze tradizionali del Sud Italia, fino all’insegnamento e la collaborazione con l’Accademia Iris.

Sono nata nella zona vesuviana, terra di ricche ed arcaiche tradizioni popolari. Alcuni dei miei parenti sono di Somma Vesuviana. Fin da bambina, quindi, ho avuto modo di partecipare ed assistere alle festività di Somma Vesuviana, in particolar modoi festeggiamenti del 3 maggio, in onore della Madonna di Castello. Anche se la passione della danza popolare l’ho scoperta verso l’adolescenza. Partecipando con costanza ed interesse alle festività dell’area vesuviana e agro nocerino sarnese.
Nel 2008 ho partecipato ad un laboratorio di danze della Puglia, presso l’associazione culturale TARANTA POWER, diretta da Eugenio Bennato, scoprendo quindi la mia passione per la pizzica. Da quel momento ho continuato i miei studi sulle altre danze del sud Italia, sulle altre varie espressioni della Tammurriata: dell’area dei monti Lattari e zona Domizia, dalla Pizzica dell’Alto Salento allo stile ostunese della Bassa Murgia, dalla Tarantella Cilentana al Sonu a Ballu Riggitano.
Dal 2011 ho iniziato ad insegnare presso numerose strutture del territorio campane e nel 2013 approdo all’Accademia Iris .
Puoi spiegarci come le danze tradizionali possano essere veicolo per riscoprire le radici della nostra cultura?
Non si può spiegare, bisogna viverla. Per me è estremamente importante questa ricerca delle radici culturali, scoprire da dove si viene, le proprie origini e radici, in quanto “Scienziata Politica”, mi permette di capire meglio la società contemporanea.
La danza popolare, la sua cultura, è strettamente collegata alla società anzi ne è lo specchio e, come essa, si trasforma. Mi piace molto, nei miei laboratori, far emerge questo concetto o rapporto tra origine e contemporaneità.
Scoprendo ed analizzando gli aspetti e simboli arcaici, ancora presenti nella nostra società ma con una maschera diversa, o altra, e quindi non solo la danza, fine a se stessa, è possibile far emergere e far lavorare insieme al corpo anche la mente ma soprattutto l’emotività di una persona.
Mi piace far emergere la bellezza delle persone, e non quella estetica, ma delle movenze e dell’espressività,abbattendo e denunciando lo stereotipare incombente, l’egocentrismo, la rigidità mentale e culturale, tanto presenti nella società e nel mondo popolare, purtroppo.
È innanzitutto una ricerca per abbattere il perfezionismo, egocentrico e narcisistico, snaturato dell’essenza della radici culturali e di un simbolismo.È una ricerca del Sé, della “Presenza”, consapevole e non convenzionale. >>
Tra le varie espressioni di danze del sud Italia qual è la tua preferita? E di questa quale stile ami di più?
<< Essendo Campana, e Vesuviana, la risposta è abbastanza chiara.
La tammurriata è tra le espressioni coreutiche più affascinanti, e non lo dico perché sono di parte.
Sono tante le espressioni ed i “Cerchi” che mi coinvolgono, ma se proprio devo fare una scelta, ammetto che la tammurriata dei monti lattari, la Pimontese, è quella che mi appassiona di più, sia dal punto di vista strumentale che coreutico. Ma le danze del sud Italia sono belle tutte, infatti con il tempo ho scoperto un’altra danza che è capace di travolgermi come la tammurriata, ed è la tarantella calabrese, dell’area reggina, ossia “O sonu a ballu”. >>
Qual è la cosa più importante che vuoi trasmettere alle tue allieve che si approcciano a questa danza.

Il rispetto e la condivisione. Queste sono le cose più importanti. Le danze e tradizioni popolari non sono affatto folklore e basta. Ci sono delle regole, un’ etica, ed un rispetto fra le parti, ma soprattutto condivisione e comunità. Concetti che purtroppo oggi si stanno perdendo.
Insieme a tutti gli altri gruppi di danza dell’Accademia Iris ci stiamo avvicinando al saggio finale. A cosa si ispirano le coreografie e come nascono le varie contaminazioni?
Il tema innanzitutto, l’Aida , scelto dalla maestra Valeria Schiano, direttrice dell’Accademia Iris.
Le mie coreografie nascono dalla passione per il teatro danza. E quando parlo di teatro danza non posso non citare Pina Bausch. La sua passione e le sue opere sono state di grande Ispirazione per anni.
Il mio approccio al teatro danza e teatro corporeo è iniziato proprio nel 2008, durante il laboratorio organizzato da TARANTA POWER, in cui ho maturato un profondo lavoro sul corpo e sulla presenza scenica. Proseguito nel tempo, con una serie di laboratori, in particolar modo sono stati molto importanti la conoscenza di due grandi insegnanti:Anna Dego (nel suo laboratorio “Tarantella: il pericolo dell’anima”) ed Eugenio Ravo (nel workshop intensivo di mimo e teatro corporeo “il corpo che vibra”).
Ma le mie coreografie sono anche contaminazione, ed in questo caso non posso non citare Ashai Lombardo Arop, straordinaria artista nonchè grande collega, con cui collaboro nel workshop “Tammurriate Nera”, che organizzo ogni anno a Napoli,dove si uniscono due grandi danze: la Tammurriata e la danza Afro.
Sono stata sempre aperta alle contaminazioni tra le danza. Quest’anno infatti è nato il progetto “Grande Madre”, laboratorio sulla visione contemporanea della danza popolare. Progetto curato da me e Alessia Tudda, mie ex allieva, oggi valida collaboratrice ed insegnante, in cui fondiamo danza tradizionale e danza contemporanea.
Non posso non citare anche Maristella Martella, grande danzatrice e coreografa, che ho ospitato, per altro, per la prima volta a Napoli il 22 Maggio con il suo laboratorio di Danza Teatrale sugli aspetti simbolici, iconografici, letterari, coreografici e rituali del Tarantismo e della Pizzica salentina.
Insomma di ispirazioni ne ho tante
La danza tradizionale non è danza da palco. Nel momento in cui si porta su di esso, il codice cambia e tutto allora è concesso.
Quest’anno ci saranno momenti molto intensi e perché no emozionanti. Non resta che venirci a vedere. >>
Non resta che lasciarsi incuriosire, venire a scoprire come prende forma sul palco la danza popolare nelle sue contaminazioni e lasciarsi travolgere dal ritmo, dalla passione che essa trasmette.
Il percorso di danza popolare volge al termine annuale, ma allieve già aspettano di scoprire come si articolerà il prossimo anno accademico per ballare.

Principia Brancaccio

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